Il modello del crowdsourcing, la flessibilità del cloud computing, l’engagement e la condivisione del social networking, sono le tre componenti che Reply ha messo in campo per Appsquare, basata su un’innovativa piattaforma collaborativa in cloud, in grado di mettere in contatto l’ideatore di un’applicazione mobile con chi può realizzarla.
A prescindere dalla destinazione: consumer o business, anche se in questo momento è il primo tipo a prevalere. Ma nell’ottica della consumerizzazione la liea di demarcazione diventa sempre più sfumata.
In estrema sintesi Appsquare è una piazza digitale, rivolta a chiunque intenda proporre un’idea per realizzare applicazioni innovative, destinate a smartphone e tablet. Su Appsquare, è possibile, infatti, pubblicare le proprie idee, sottoponendole alla valutazione dalla community, che provvederà a individuare le più interessanti, attraverso un meccanismo di gioco di compravendita di azioni virtuali (borsa delle idee). Le idee vincenti, se approvate da 3 Italia, daranno vita quindi a vere e proprie applicazioni mobile che saranno pubblicate nei differenti application store. Ad Appsquare viene affidato, infine, anche lo sviluppo delle applicazioni selezionate, attraverso la pubblicazione di annunci di lavoro rivolti alla community.
Appsquare si basa sulla piattaforma di crowdsourcing di Reply Starbytes, a cui si appoggia anche per lo start-up del servizio, coinvolgendo la community già attiva degli Starbyters, che ad oggi conta oltre 9.000 iscritti attivi.
Per alimentare e mantenere viva la community, con discussioni e condivisione di argomenti, sono state, inoltre, integrate nella piattaforma le componenti “social” di TamTamy – la piattaforma Reply per il Social Networking e specifiche logiche di “gamification” volte a stimolare la nascita di nuove idee e a incentivare la partecipazione alla borsa delle idee.
“Il lavoro sinergico tra i team delle società Reply coinvolte nel progetto – osserva Filippo Rizzante CTO di Reply – ha portato a risultati molto positivi. Per noi Appsquare è un progetto molto interessante, poiché coniuga diversi ambiti innovativi sui quali, da tempo, stiamo investendo, come il cloud computing, il social networking e il crowdsourcing. Oggi il crowdsourcing rappresenta, per le aziende, un modello di Open Enterprise mentre per i professionisti è un mezzo per offrire i propri servizi a livello globale”.
Reply è stata tra le prime aziende in Italia a credere in questo modello, infatti, un anno fa ha lanciato Starbytes che in pochi mesi ha raccolto attorno a se una community di oltre 9.000 partecipanti.
Per iniziative di questo tipo la domanda è il ritorno di un investimento, anche molto modesto, in una app, anche se per uno sviluppatore l’idea di poter contare sull’appoggio di un gruppo come 3Italia è forte, così come la lusinga di potersi espandere in area business.
Da diverse analisi emerge che, indipendentemente dal modello di business utilizzato (pay, pay in app o freemium), i ricavi generati non riescono a ripagare l’investimento necessario allo sviluppo dell’App nel 59% dei casi, ma soprattutto non consentono agli sviluppatori di avere un business sostenibile nell’80% dei casi.
Il 68% degli sviluppatori intervistati guadagna al massimo 5.000 dollari dalla App di maggior successo. È anche vero però che il 52% degli sviluppatori non investe nulla in marketing, nonostante il 91% sia convinto che sia necessario per il successo. Guardando all’altra faccia della medaglia – ossia a chi genera ricavi soddisfacenti – emerge che il 12% guadagna più di 50.000 dollari, ma spende il 14% del tempo in promozione dell’App.