A poco serve l’ampliamento del paniere di prodotti considerati per valutare l’andamento del mercato in corso. La spinta delle nuove tecnologie in termini di nuovi media, tablet, smartphone, servizi web, unified communication e web 2.0 non sembrano bastare a far ripartire un mercato che rispetto al 2011 ha perso un ulteriore 4,1% di fatturato. I dati sono riferiti al rapporto annuale di Assinform che anche questo anno ha fotografato una situazione italiana caratterizzata da due tendenze, tra loro in contrasto ma che insieme non producono i risultati desiderati in termini di crescita e opportunità. Se da un lato le nuove tecnologie registrano nuovi importanti successi, quelle tradizionali, sia hardware che software, ristagnano con punte di patologia e cronicità causate da problematiche come la tendenza al consolidamento dei protagonisti del mercato, dal conservatorismo di molta parte delle componenti IT aziendali e dalla arretratezza del sistema istituzionale.
Giù soprattutto l’hardware
A trascinare verso il basso il risultato finale è l’hardware che ha perso in un anno il -9%. Un calo determinato dal crollo della vendita di personal computer solo in parte mitigato dalle vendite di tablete e iPad. Calano anche i servizi (-2,6%) e le telecomunicazioni ( -2,2%). Sui servizi pesa una incapacità all’innovazione e a re-inventare l’offerta a fronte di una globalizzazione dei mercati e della crisi economica in atto. Sulle telecomunicazioni il calo della rete mobile ( -4,4%). La tendenza alla flessione è confermata da una ulteriore calo del fatturato complessivo del primo trimestre 2012 ( – 3,2%) e a nulla serve l’andamento anticiclico che vede come protagonisti i tablet, gli smartphone,gli ereader, i contenuti digitali e le APPlicazioni Mobile. Questo ulteriore calo fa ritenere che anche il 2012 si possa chiudere con il segno meno.
Per Sirmi anche il 2012 parte male
La negatività del momento è segnalata anche dalle rilevazioni di Sirmi sul primo trimestre 2012. I dati analizzati indicano un trend negativo con un -3,5% ( -4,7% per le TLC) dovuto al persistere della crisi finanziaria ed economica che si protrarranno per l’intero anno 2012. Tutti i comparti sono in negativo con l’eccezione del software che segna un miglioramento minimo con lo 0,7%. Il calo più significativo è nel comparto dell’hardware che con una decrescita del 7,4% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, segnala la difficoltà del momento, che non è solo finanziaria ma anche di incertezza rispetto alle scelte e alle strategie da intraprendere.
Il calo in atto finisce per approfondire il divario tra l’Italia e l’estero dove l’ICT cresce del 4,3% ( +5,7% per le TLC) ed aumentare la distanza dai principali paesi con cui il nostro paese è in diretta concorrenza economica. I ritardi accumulati dall’Italia rispetto ai paesi della comunità europea sono numerosi, dalla diffusione di Internet, alla banda larga, all’uso dell’Home Banking e dalla diffusione del commercio elettronico. Mentre all’estero l’innovazione digitale e le nuove tecnologie sono motori potenti di crescita e opportunità, in Italia non riescono a trascinare un mercato ICT ancora ancorato al passato e condizionato dalle paure a cambiare e a sperimentare con coraggio nuovi approcci come quello del cloud, del mobile, dell’internet degli oggetti, dei tablet e dei dispositivi mobili in genere. A dimostrazione di questi timori al cambiamento Assinform ha segnalato il numero ridotto di PMI che fanno ricorso a soluzioni di e-commerce, la scarsa diffusione dell’Home Banking ( il 20% contro il 40% dell’Europa) e l’arretratezza, per non dire, la mancanza di strumenti di e-governement.
Il volano dei soldi pubblici
A fare la differenza e a far ripartire l’intero comparto potrebbero essere le istituzioni con progetti finanziati e finalizzati all’innovazione all’interno della pubblica amministrazione, della scuola e della ricerca. Il governo attuale sembra dimostrare una sensibilità ed un’attenzione particolare alle nuove tecnologie come opportunità per far ripartire un mercato con più di 600.000 operatori. Si collocano in questo contesto il nuovo impulso dato all’Agenda Digitale e i finanziamenti per l’innovazione tecnologica nelle scuole italiane. Mancano ancora le risposte della politica e la verifica della capacità delle singole amministrazioni pubbliche a tradurre piani e programmi in operatività e a trasformare nuovi finanziamenti in risultati concreti, per il breve e il lungo termine.
Ad imporre una accelerazione basterebbe forse un movimento cinque stelle focalizzato sulla crescita e lo sviluppo delle tecnologie e sull’innovazione. Ma in Italia meglio non farsi illusioni.