A dare la misura del mercato Cloud Computing ci ha pensato ancora una volta Gartner Group rendendo note le sue previsioni per il 2012 che dovrebbe chiudersi con un tasso di crescita del 19,6% e con un giro di affari di 109 miliardi di dollari. La crescita è determinata dai servizi di business (BPaaS) ma in particolare dalla rapida crescita (+45% nell’anno) del segmento dei servizi di infrastruttura (IaaS).
Questi numeri non hanno però sconfitto lo scetticismo diffuso verso una tecnologia che viene percepita ancora come immatura nel fornire le garanzie necessarie. La preoccupazione non è di singoli utenti, liberi professionisti e piccole realtà aziendali, che si affidano ai servizi cloud di società come Amazon. A manifestare comportamenti scettici sono aziende medie e grandi che lamentano una limitata sicurezza, scarsa affidabilità e una persistente incertezza su un effettivo ritorno sull’investimento fatto.
Lo scetticismo verso il cloud computing non è nuovo e affonda le radici nella percezione iniziale della nuvola come un sistema per riorganizzare e integrare servizi già disponibili come il grid e l’utility computing con un inutile aggravio di costi. Molti ricorderanno ancora le dichiarazioni di Larry Ellison, il CEO di Oracle che nel 2008 sul cloud computing diceva: “La cosa interessante è che abbiamo definito il cloud computing in modo che possa includere tutto ciò che già facciamo…il mercato IT è l’unico mercato che segue la moda come e più del mercato della moda stesso…Può darsi che sia un idiota, ma non ho alcuna idea di cosa stiamo parlando. Cos’è il cloud computing? Semplice spazzatura”.
Dal 2008 il contesto di mercato è completamente cambiato così come sono mutate le strategie di Oracle sul cloud computing. Non sono sparite tuttavia le opinioni scettiche nei confronti di una tecnologia ritenuta da molti ancora immatura e, secondo altri, incapace di garantire uno SLA in grado di fornire un servizio al 99.99%. Nonostante siano poche le aziende che hanno bisogno di SLA con livelli di servizio così alti, e nonostante molti problemi legati alla sicurezza e alla compliance siano facilmente gestibili, persiste nel mercato una visione scettica sull’effettiva capacità del cloud computing di fornire soluzioni adeguate ai bisogni reali. Per molti IT manager il cloud computing continua ad essere una terminologia che si è arricchita di troppi significati marketing ed è usata per descrivere una realtà composta da una semplice infrastruttura hardware sulla quale vengono forniti in modo virtualizzato servizi, soluzioni e applicazioni.
A confermare lo scetticismo sono alcuni dati emersi da un’indagine di Techtarget (Cloud Pulse Survey) che ha coinvolto 1500 aziende, il 61% delle quali sta già utilizzando servizi cloud. Il pensiero emergente diffuso tra i responsabili IT delle aziende interpellate è che il cloud dovrebbe essere più sicuro e affidabile di quanto essi pensano che sia. L’indagine ha evidenziato che il 39% delle aziende intervistate non utilizza il cloud, che il 45% del 39% non lo farà mai e l’80% non lo farà nel prossimo anno. Motivazioni condivise per spiegare una scelta, i controlli inadeguati (33%) e la scarsa sicurezza (36%) ma anche i budget limitati (38%), gli scarsi benefici (24%) e l’assenza di necessità grazie alle soluzioni di virtualizzazione disponibili in casa (18%).
L’indagine ha permesso di dare voce anche a coloro che ritengono immotivato lo scetticismo esistente. Chi è a favore del cloud ritiene infatti che i benefici siano superiori a quelli delle infrastrutture virtuali in-house, che la sicurezza sia migliore così come la ridondanza di risorse, la flessibilità nei costi e la gestione del software e delle capacità di elaborazione in base ai bisogni reali.
Agli ottimisti e agli sponsor dell’approccio cloud gli scettici rispondono evidenziando i problemi esistenti con le applicazioni che devono essere convertite e migrate al cloud e pensate per carichi di lavoro da gestire su una infrastruttura diversa da quella fin qui usata in-house. Le applicazioni rappresentano la sfida più grande per il 55% delle aziende che utilizzano servizi cloud pubblici e il 62% di quelli che hanno implementato cloud privati. Per molte aziende le applicazioni che hanno bisogno di elevata capacità di calcolo e fanno uso di grandi quantità di dati non sono adatte per una elaborazione in cloud. Una percezione condivisa anche dagli analisti di Forrester Research.
Facile prevedere che le ragioni a sostegno dello scetticismo esistente, non spariranno dalla sera alla mattina. Possiamo però affidarci agli esperti e alla loro sicurezza nel ritenere che l’incertezza attuale verrà erosa costantemente dai bisogni economico e finanziari e dalla constatazione che i benefici e i vantaggi sono superiori ai rischi e ai limiti di servizio attuali.