In architettura ci sono elementi che caratterizzano stili e modalità costruttive, che riflettono a fondo le origini, l’identità di luoghi e persone: sono gli stilemi, a cui fare riferimento per identificare i periodi temporali. Ebbene, se cercassimo nell’Ict attuale degli stilemi, probabilmente tra questi troveremmo il SaaS, oggi inserito in un contesto sempre più integrato.
Qualche giorno fa, in occasione del Symposium IT a Barcellona, Gartner ha presentato i dieci trend tecnologici considerati strategici nei prossimi tre anni. Tra di essi vi sono dispositivi e applicazioni mobili, il cloud (nella versione personal o public), i Big data e gli ecosistemi integrati. Proprio il concetto di ecosistema torna ad essere centrale, in una logica sempre più integrata. Una sorta di stilema nell’Ict contemporanea.
Il mercato è oggi impegnato in un lungo processo di trasformazione, verso approcci sempre più integrati ai sistemi eterogenei, finalizzati al contenimento dei costi, allo sviluppo della semplificazione e di conseguenza al miglioramento di controlli e verifiche destinati alla sicurezza complessiva. La tendenza già in atto si sostanzia in diversi livelli: le applicazioni si combinano con l’hardware e il software; il software e i servizi sono “pacchettizzati” per ottimizzare i carichi di lavoro di infrastrutture e applicazioni.
In un ecosistema tecnologico integrato si realizza la confluenza di forze e dimensioni diverse, il sociale, il mobile, il cloud e le informazioni. Sono quattro dimensioni che si concretizzano negli strumenti di ultima generazione, concepiti per diventare strumenti di integrazione.
Quando si cominciò a parlare di Saas, tra il 2007 e il 2008, il Software-as-a-Service si dimostrò essere un approccio metodologico e uno strumento di governo, in grado di realizzare la convergenza tra i modelli più tradizionali e più innovativi del business. All’epoca la “missione” del Saas si sintetizzava nella rilettura – in chiave operativa e organizzativa – del “componente di software”, trasformandolo in servizio.
Gartner ne dava una definizione tattica, ovvero un’applicazione di proprietà di uno o più fornitori, coinvolti nel rilascio e nell’amministrazione della stessa, sulla base di un set di codici comuni, di definizioni dei dati fruiti in base a un modello “uno a molti”. Oggi che il SaaS ha incontrato il Cloud, che il Cloud esprime lo spazio in cui valorizzare i nuovi dispositivi mobili, anche le definizioni si evolvono e, accanto alla dimensione meramente tattica, assumono valenze strategiche. Quando cinque anni fa la logica “as a Service” fece la sua comparsa, fu subito chiaro che avrebbe portato con sé una revisione sostanziale di numerosi paradigmi di amministrazione; eppure il concetto costitutivo non era molto distante dai cosiddetti modelli Asp di fine anni Novanta (del secolo scorso).
Ora, a differenza di cinque anni fa, è più chiaro il contesto di azione; social computing, mobility, cloud computing e information (big data e analytics) hanno un impatto profondo su ciascuna azienda, accelerando la trasformazione di modelli di business ormai obsoleti. Come ha sottolineato Gartner al SymposiumIt, la convergenza nell’It è la conseguenza di consumerization e democratizzazione, convergenza che nelle aziende richiede metriche specifiche, investimenti e risorse dedicate.
Oggi come cinque anni fa, ogni cambiamento che incide sull’assetto organizzativo e la cultura operativa aziendale richiede un’analisi preliminare delle esigenze e delle abitudini di fruizione consolidate. C’è bisogno di una due diligence che fotografi infrastruttura tecnologica, organizzativa e gestionale, a cui affiancare lo studio delle strategie e l’analisi dei rischi associati. L’introduzione del modello Saas permette così di valorizzare ciò che di “vecchio” esiste già; consente di costruire un ponte tra vecchio e nuovo, trasformandosi nel pilastro su cui sviluppare gli ecosistemi integrati del futuro.