Fino a ieri dire tablet equivaleva a dire “Apple iPad”, anche se forse qualcuno si ricorderà che nel novembre del 2000 fu Bill Gates in persona a presentare al Comdex di Las Vegas una serie di dispositivi con schermo touch e sistema operativo Windows. Restò una piccola nicchia. Poi la storia ha preso un altro corso. Fino a ieri.
Perché poi anche Android ha voluto dire la sua e Samsung, ad esempio, offre una gamma che è partita dal 7″, per proporsi poi con il 10,1″ e inserire un’ulteriore via di mezzo (8,9″); senza poi dimenticare il Galaxy Note da 5,5″, piccolo tablet o grande smartphone? E domani?
L’iPad Mini è quel “qualcosina” (little more to show you) cui Apple stava accennando già da un po’ di tempo; in questo momento le mosse della casa della Mela morsicata sono osservate con grandissima attenzione, sia perché da diversi anni ogni sua azione ha fatto muovere il mercato di conseguenza, sia perché sul dopo-Jobs resta ancora qualche velo di dubbio e incertezza. Certo è che il grande capo si era sempre detto contrario a una versione ridotta della tavoletta, mentre il nuovo iPad ha una diagonale da 7,9″, è decisamente sottile con i suoi 7,2 mm e pesa poco più di 300 grammi: comunque un “piccolo grande iPad”, come titola la Apple nella sua home page, che può già avvalersi delle 275 mila applicazioni presenti sullo store, e lascia intendere la determinazione nel voler raggiungere un’ancor più ampia fascia di utenza. Ci si aspettava una risposta al Kindle Fire di Amazon che, pur proponendo un piccolo sottoinsieme di funzionalità dell’iPad, si è guadagnato qualche punto percentuale nel mercato ma i 329 € con cui la tavoletta sarà venduta dai primi di novembre sul nostro mercato hanno creato un po’ di delusione rispetto alle indiscrezioni che lo davano attorno ai 250€.
Dire, come alcuni sostengono, che Apple si sia sempre curata poco di questo “dettaglio” è forse un po’ forte, ma non possiamo parlare di low-cost (grazie anche all’amata IVA al 21%); difficile prevedere ora quale sarà l’andamento del mini, né se i timori di cannibalizzazione del fratello maggiore sono fondati, ma probabilmente basteranno i sessanta giorni che dalla data del lancio portano al Natale per tracciare un primo bilancio.
Comunque a Cupertino fanno sapere che hanno ben chiara una strategia di sviluppo per i mesi a venire: la quarta generazione di iPad è dietro l’angolo e sembra che il focus sia prettamente sui miglioramenti tecnologici. Con il processore A6X raddoppiano le prestazioni, le fatidiche 10 ore di autonomia della batteria non sembrano più un miraggio, qualche altro ritocco qua e là come il connettore Lightning e il supporto di un wi-fi più veloce e delle reti di ultima generazione.
La rete che non c’è
Proprio le tematiche sulla connettività hanno suscitato reazioni contrastanti: come per l’iPhone 5, le reti LTE compatibili sono quelle basate sulla frequenza di 1800 MHz, presenti prevalentemente nel Nord America e in Asia. Nel vecchio continente la maggior parte degli operatori hanno licenze per gli 800 MHz e quindi la nuova tecnologia risulta inutilizzabile; ma vanno fatte alcune ulteriori considerazioni. Tranne Wind, sia Vodafone che Tim e 3 hanno ricevuto la licenza per le reti a 1800 MHz, ma d’altro canto non c’è ancora una copertura sufficiente né quindi un’adeguata proposta commerciale; è inoltre probabile che prima che la diffusione del 4G in Europa divenga capillare, Apple avrà già dotato i suoi modelli di un chip LTE che supporta anche le altre frequenze.
Infine, riprendendo alcuni dati di IDC, sappiamo che oltre il 70% degli iPad venduti nel 2011 avevano solo la connettività wi-fi, e solo una piccola parte degli altri hanno attivato un abbonamento con gli operatori telefonici (poiché le tariffe sono piuttosto salate).
Un falso problema dunque? Forse sì, almeno nel breve periodo.