Internet e tutte le sua declinazioni social ormai dominano la scena del business e della comunicazione, ma nonostante tutto l’Italia è un paese ancora molto teledipendente, dimonstrando la sua discrepanza culturale con gli altri Paesi, più dinamici nello sfruttare le nuove possibilità che offre il web.
Un Paese moderno che per crescere ha bisogno di sviluppare un proprio ecosistema digitale. Questo si evince dall’intervento con il quale il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò ha tracciato il bilancio dei sette anni di mandato dell’Autorità, che avverrà il prossimo 16 maggio.
Corrado Calabrò ha voluto evidenziare il permanere di segni gravi d’involuzione che non dipendono dalla congiuntura; ma sono insiti in forme di chiusura mentale che minano il progresso e possono segnare il declino di un Paese.
Il presidente dell’Agcom ha inoltre dichiarato: “Internet è un fenomenale motore di crescita sociale ed economica ma la rete fissa è satura e quella mobile rischia ricorrenti crisi asmatiche. Gli italiani sono i primi in Europa per numero di cellulari pro-capite e infatti il traffico dati da connettività mobile è triplicato negli ultimi due anni (ed è cresciuto di quasi 25 volte dal 2007, anno di lancio dell’iPhone).
L’Italia si ritrova sotto la media Ue per diffusione della banda larga fissa, per numero di famiglie connesse a internet e a internet veloce, per gli acquisti e per il commercio on line. Per le esportazioni mediante l’ICT l’Italia è fanalino di coda in Europa; solo il 4%delle Pmi – ovvero la spina dorsale del nostro tessuto produttivo – vendono on line, mentre la media Ue è del 12%“.
Il ritardo nello sviluppo della banda larga costa all’Italia tra l’1e l’1,5% del Pil. I sistemi economici avanzati senza lo sviluppo di infrastrutture a banda ultra larga non avranno un futuro sereno nella competizione economica globale.
Tra i temi presi in esame da Calabrò anche il tanto atteso regolamento sul diritto d’autore. Il presidente uscente di Agcom ha purtroppo confermato quanto ci si attendeva, ovvero che il regolamento, nonostante le dichiarazioni dei mesi precedenti, non vedrà la luce in questo mandato.
«Finché il Governo non adotterà la norma interpretativa noi, almeno in questa Consiliatura, non ci sentiremo tenuti alla deliberazione del regolamento, pur così equilibrato, che abbiamo predisposto e messo a punto con ampia consultazione».