Dave Donatelli (Executive VP e GM HP Enterprise Group), ha presentato a Las Vegas il nuovo HP StoreOnce, soluzione di punta del settore con performance altissime. L’obiettivo della casa di Palo Alto è ridurre la complessità, migliorare le performance dell’IT e ridurre i costi per i clienti. “La strategia di HP per l’infrastruttura storage convergente si riassume nel concetto di una sola struttura moderna di storage e una sola architettura di data protection” ha sottolineato Donatelli.
La vera sfida sarà la protezione dei dati
L’infrastruttura convergente HP per lo storage permette di gestire power e cooling, server, network e la parte software in un’unica soluzione. Il punto di eccellenza della proposta HP è il software StoreOnce insieme alla piattaforma di fascia alta 3PAR, che secondo i dati forniti dalla stessa HP sta crescendo più di tutti i concorrenti sul mercato. Nella visione di Donatelli, il prossimo “battleground” sarà la protezione delle informazioni, che si tradurrà in un business pari a 5 miliardi di dollari entro il 2015.
David Scott (Senior VP e GM HP Storage) ha parlato della leadership di HP nel settore della deduplica, mettendo a confronto le prestazioni di HP StoreOnce con quelle dei competitor: 106.000 TBs contro 33.000 del principale concorrente. Si tratta di un motore di deduplica federata che permette di comprimere i dati da ovunque, senza doverli “reidratare” e con la possibilità di gestirli centralmente. I dati vengono deduplicati sui server prima di essere trasferiti ad un sistema centralizzato di backup HP StoreOnce.
È stata anche presentata una soluzione di protezione delle informazioni “meaning-based”, Autonomy Intelligent Data Operating Layer (IDOL) 10, che presenta funzionalità davvero interessanti. Coglie il significato di qualunque tipo di dati derivato dal contesto, permettendo il superamento delle barriere tradizionali nella ricerca e nel ripristino di archivi di dati non strutturati di grandi dimensioni e assicurando un’avanzata information governance. Su IDOL10 gira HP Data Protector 7, un software che fornisce una piattaforma unificata per tutti i componenti dello storage grazie alla deduplica federata, e fornisce una protezione dei dati “meaning-based”, ove cioè i dati vengono salvati e archiviati in base al loro significato in relazione al contesto. Una soluzione particolarmente utile anche per gestire i Big Data. HP StoreOnce Catalyst insieme con Data Protector 7 consente ai server remoti di mandare backup deduplicati direttamente al data center centrale e mantiene copie dei dati in locale per garantire un recovery più veloce senza hardware aggiuntivo. Jeff Veis (VP of Marketing, Autonomy Protect Division) ha anche parlato della prima architettura SAN di tipo flat per soluzioni virtuali e cloud rivolte al settore industriale: HP Virtual Connect, ideato per il sistema storage 3PAR. La soluzione riduce complessità e costi della connessione di server virtuali con dispositivi storage fisici, fornendo un’architettura semplificata di storage, server e network. I costi dell’infrastruttura hardware vengono perciò ridotti, mentre migliorano le prestazioni. “HP è riuscita a superare l’infrastruttura tradizionale con una soluzione molto più semplice e adatta al cloud, ha spiegato Veis. Minor tempo di latenza, minor numero di componenti, performance migliori: questo è HP Virtual Connect in sintesi. Ancora una volta, la nostra visione è di trasformare lo storage col potere della convergenza e di assumere la leadership come azienda di tecnologia”.
Il futuro è nel cloud
Abbiamo chiesto a Donatelli quali sono a suo giudizio le prospettive future dei data center e dell’infrastruttura convergente, e quali spiragli si aprono di conseguenza per il business. “In HP riteniamo che sarà sempre più vitale per le aziende dotarsi di data center e servizi integrati nel cloud. La tendenza dominante già oggi è proprio questa, e lo sviluppo del business andrà nella direzione di ridurre i costi e la complessità, migliorare i servizi e gestire in modo più efficiente le risorse. Gli standard open-based possono rivelarsi uno strumento molto utile per ampliare le capacità operative delle soluzioni tecnologiche. La vera sfida che ci attende sarà rendere disponibili maggiori risorse per gestire in modo sempre più semplice processi complessi e analizzare grandi quantità di dati”.
Steve Dietch (VP, WW Cloud, HP Enterprise Group) ha parlato della “nuvola convergente” di HP, una soluzione ibrida che garantisce le tre “C”: Choice, la scelta: standard-based, eterogenea nello sviluppo e nell’infrastruttura, estendibile in ecosistemi partner; Confidence, la sicurezza: proteggere informazioni, applicazioni, infrastrutture, garantire una gestione end-to-end e l’automazione per il cloud; infine Consistency, la coerenza: portabilità tra diverse soluzioni informatiche, per godere dei vantaggi dei diversi mondi di infrastruttura tradizionale e cloud privata, pubblica e gestita. “Gli elementi centrali di HP CloudSystem sono una vista singola attraverso la cloud ibrida, la capacità di supportare un’infrastruttura multi-OS, intelligent automation e tempi di deployment molto rapidi”. I tempi di messa in opera del cloud possono essere ridotti grazie ai software CloudSystem Matrix e Cloud Service Automation. Il primo si focalizza sui servizi dell’infrastruttura consentendo la costruzione di una nuvola per ambienti virtuali entro un solo giorno. Il secondo lavora sui servizi applicativi e permette la gestione più automatizzata del ciclo di vita delle applicazioni cloud.
Negli USA aerei tra le nuvole di HP
Brian Cook (VP&GM, Travel&Transportation, HP Enterprise Services) ha illustrato alcuni casi di successo dei servizi di cloud convergenti nel settore delle linee aeree, dove si stanno ponendo le premesse per una “Intelligent Airline Cloud” che sfrutti le potenzialità della tecnologia per migliorare la “end-user experience” contenendo i costi. “HP Passenger Service Solution è una piattaforma pensata appositamente per il settore airline, che si avvale della possibilità di utilizzare servizi cloud e strumenti web per abbassare i costi di sviluppo delle applicazioni e migliorare il time-to-market.”. Shane Pearson (VP, Product Marketing, HP Software) ha parlato delle soluzioni per la gestione del ciclo di vita e delle performance delle applicazioni. I servizi offerti da Application Performance Management 9.2 permettono di analizzare, automatizzare e ottimizzare le applicazioni, consentendo una gestione unificata delle risorse cloud e di IT tradizionale. “I benefici sono molti, ha spiegato Pearson. Riduzione del Mean Time To Repair, condivisione dei dati di performance tra i team di Sviluppo e Operations, ottimizzazione dei KPI delle applicazioni”.
Le differenze con IBM (secondo HP)
Craig Nunes, VP Worldwide Marketing HP Storage, ci ha parlato delle differenze tra l’infrastruttura convergente di HP rispetto a quella dei principali competitor, soprattutto IBM. “Pensiamo che le nostre soluzioni offrano un valore aggiunto maggiore rispetto a quelle di altri fornitori di soluzioni tecnologiche. Uno dei pilastri della nostra offerta, come HP StoreOnce esemplifica, è ridurre l’hardware per le applicazioni, permettendo così un significativo risparmio ai clienti. Inoltre, i nostri servizi sono validi per tutte le esigenze di business e l’ambiente IT nel suo complesso, mentre competitor come IBM non ci sembra offrano soluzioni altrettanto trasversali ma per lo più concentrate sul mondo mainframe. Inoltre i nostri prodotti sono facilmente scalabili e adatti un po’ a tutte le dimensioni aziendali. Per esempio StoreOnce può essere inizialmente implementato per gestire quantità di dati anche non enormi, per poi passare a dimensioni di complessità superiori. Certo, in tempi di crisi si preferisce di solito adottare soluzioni graduali anche per rispetto del budget.”.